Sindacato, resistenza alla Moratti e dirigenti scolastici
Dopo aver assistito al
seminario della FLC CGIL di Modena del 31 maggio scorso, su ruolo, poteri e prerogative dei Dirigenti Scolastici, restiamo ancora in attesa di un seminario rivolto a docenti e personale ATA su ruolo, poteri e prerogative dei lavoratori, delle loro rappresentanze e degli organi collegiali nella scuola dell'autonomia.
Il seminario dei Dirigenti era proprio dei e per i Dirigenti o per gli aspiranti tali. Di docenti infatti ce ne erano ben pochi, e del resto proprio questo era lo scopo più meno dichiarato dagli organizzatori: un seminario sul ruolo, poteri e prerogative dei Dirigenti scolastici nella scuola dell'autonomia per far capire che la FLC CGIL non è in conflitto con i Dirigenti in quanto tali che anzi accoglie al suo interno come componente dell'istituzione scolastica con pieno diritto di tutela.
Nulla da eccepire, figuriamoci! Però occorre fare chiarezza e per questo farò alcune riflessioni su quanto ho sentito e vado sentendo in questi tempi sul ruolo del sindacato in questa stagione della vita della scuola italiana. Le faccio da iscritto che si sente interno a questa organizzazione e ne condivide le strategie e la visione della realtà. Le faccio da dirigente di questa organizzazione che ha a cuore non tanto e non solo la sua sopravvivenza e la sua avanzata, quanto soprattutto la realizzazione di quegli obiettivi che ci fanno sentire di essere interni ad un percorso comune e condiviso. A tale proposito io penso che, in questo momento, la difesa della scuola pubblica sia il percorso che più di tutti accomuna e coinvolge chi ha a che fare con la scuola.
La tenace resistenza messa in atto dalle scuole nella fine dell'AS 2003-2004 aveva portato alla conferma dei POF dell'anno precedente e con questo i collegi si appellavano alla legge sull'autonomia per sbarrare il passo all'idea di scuola della Moratti centrata sulla personalizzazione, la riduzione del tempo scuola, l'opzionalità di pezzi di percorso di apprendimento, la gerarchizzazione del corpo docente. Nessuno si nascondeva però la necessità di supportare la resistenza dei collegi che non potevano reggere da soli il peso della resistenza alla controriforma e infatti il ruolo del sindacato fu importante ad esempio nel bloccare l'attuazione del tutor, vero centro nevralgico della nuova idea di scuola.
A partire da settembre 2004 abbiamo assistito però ad una massiccia controffensiva del ministero tramite direttori regionali e ispettori. Numerosi seminari residenziali in tutta Italia hanno indottrinato i dirigenti scolastici su come far fronte alla situazione operando su essi tutte le pressioni possibili anche le minacce. Questo ha avuto particolare effetto sugli incaricati e gli appena immessi in ruolo che, ovviamente, erano i più ricattabili. Abbiamo così assistito, in numerosi collegi della penisola, ad un'azione massiccia delle dirigenze per svuotare nei fatti le prese di posizione assunte nelle delibere del maggio-giugno precedente. Si è usato di tutto da parte dei dirigenti, dalla ricerca di una condivisione nella costruzione delle decisioni (come è giusto che sia) fino alle minacce di sanzioni, ispezioni, impugnazioni ecc.. Ovvio che in molti casi si è creato un conflitto tra collegio e dirigente, in particolare laddove il dirigente non accettava ostinatamente le decisioni e la sovranità del collegio dei docenti, ma soprattutto dove il collegio è stato capace di essere il cardine di una resistenza di scuola. Oggetto del contendere sono stati nello specifico i programmi (spiccando tra tutti la storia e la geografia nel biennio finale della scuola elementare), le funzioni tutoriali, le ore opzionali, il portfolio, la scheda di valutazione, le prove INVALSI.
I dirigenti della nostra provincia ad un certo punto hanno deciso di far fronte a questi conflitti in modo organizzato, trasformando una
rete di scuole, il Rismo, in una sorta di società di mutuo soccorso
tra dirigenti scolastici, disattendendo le finalità che avevano fatto nascere la rete e conferendole intenti corporativi. Il Rismo infatti ha elaborato e votato, approvandolo a larghissima maggioranza, un
documento di informazione interno con interpretazioni normative e strategie di comportamento che consentissero ai membri della società di mutuo soccorso di piegare le resistenze dei collegi dei docenti.
Comportamenti analoghi, anche se forse in modo non così organizzato, si sono verificati in tutta Italia e le minacce in qualche caso sono diventate realtà, basta pensare alle ispezioni di Bologna, risolte comunque in un nulla di fatto da quanto se ne sa.
In molte scuole della nostra provincia la strategia Rismo ha avuto successo e i collegi, ormai stanchi, meno uniti e più disorganizzati, senza grandi argomenti di fronte alla massa di informazioni normative citate dai dirigenti, sotto le minacce di cui si diceva e, soprattutto, senza un'adeguata e autorevole controinformazione su tutte le questioni, hanno ad un certo punto deciso di accettare soluzioni di compromesso che hanno consentito al dirigente di poter riferire di aver fatto il proprio dovere, e ai docenti di poter lavorare con un po' di tranquillità. E allora si sono fatti i programmi secondo le Indicazioni nazionali, si sono dichiarate, almeno sulla carta, le ore opzionali, più o meno finte, si sono distribuite le funzioni tutoriali, si sono costruite schede di valutazione come vuole la ministra e in qualche caso anche di più, si sono progettati portfolio di fortuna, si sono organizzate le prove INVALSI partecipando alla formazione prevista.
Ma qualcuno in qualche scuola non ci sta, punta i piedi, si permette di obiettare e addirittura si presenta in collegio con i volantini. Quest'ultimo fatto è stato raccontato da una dirigente incaricata nel corso del seminario per dirigenti, a dimostrazione, secondo lei, di come il suo sindacato (la FLC CGIL) sia contro i dirigenti scolastici, la tranquillità e la vita delle scuole.
Ma torniamo ai reduci che ancora resistono. In quelle situazioni il conflitto è palese e tuttora esistente e si pone allora il problema di quale deve essere il ruolo del sindacato in un frangente come questo.
Io penso che il sindacato avrebbe dovuto, sin da settembre, elaborare una strategia articolata di supporto e sostegno alla resistenza dei collegi. Una strategia fatta di informazioni su come il sindacato interpreta i vari temi caldi, di seminari sulle prerogative, ruolo e poteri del collegio dei docenti, di interventi specifici nelle singole situazioni in difesa dei colleghi minacciati dai dirigenti, di promozione di iniziative pubbliche di lotta e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, di appoggio concreto alle realtà di movimento presenti nel territorio, di coinvolgimento degli enti locali, di stimolo alla discesa in campo dei partiti del centrosinistra, di interessamento del mondo del lavoro attraverso la confederazione e le varie categorie, per cominciare a preparare il terreno per quello sciopero generale che se non vogliamo rimanga un'utopia ha bisogno di terra sotto i piedi...; in sintesi: si chiedeva al sindacato di svolgere il ruolo politico che la grave situazione della scuola richiedeva. Non dico che non si sia fatto qualcosa, dico che è stato troppo poco.
C'è poi un'altra questione, il triangolo dirigenti-lavoratori-sindacato. Questa è una questione molto delicata che va chiarita una volta per tutte e che può rappresentare per molti una discriminante che mette in discussione la stessa appartenenza ad un'organizzazione.
Io sono convinto che ci sia posto nel nostro sindacato per tutti i lavoratori della scuola, anche per i dirigenti, perché è giusto che anche i dirigenti vengano tutelati nel loro rapporto di lavoro col datore ma anche, e soprattutto, per sconfiggere il tentativo di rendere i dirigenti dipendenti dal potere politico. Non solo, non sono scandalizzato dal fatto che negli organismi dirigenti del nostro sindacato ci siano dirigenti scolastici e che addirittura il nostro segretario nazionale lo sia. Ma deve essere chiaro per tutti, come fino ad oggi ho dato per scontato che fosse, che in sede di contrattazione tra RSU e dirigente scolastico, in caso di conflitto tra un lavoratore e la dirigenza, in caso di comportamento antisindacale di un dirigente, nel caso in cui un dirigente assume comportamenti che non rispettano la sovranità del collegio, in tutti i casi in cui il dirigente opera in rappresentanza del datore di lavoro, il sindacato sta dalla parte dei collegi e dei lavoratori, anche se il dirigente è un iscritto alla FLC CGIL. Poi è chiaro che si cercano mediazioni possibili, ma sempre compatibili con gli obiettivi strategici della nostra organizzazione; io penso che fuori da questo non ci possono essere ambiguità.
Ora, nel caso specifico della nostra provincia, nessuno può negare che ci siano stati episodi di prevaricazione della sovranità dei collegi dei docenti - che il documento Rismo ha cercato di legittimare dal punto di vista normativo - oltre che attacchi ai singoli lavoratori al limite del mobbing. Quelli che Nico Danieli, coordinatore dei dirigenti scolastici della FLC CGIL di Modena, durante il seminario ha chiamato casi particolari, sono molto più diffusi e variegati di quanto la sua esperienza di dirigente delle superiori e la sua buona fede gli consentano di vedere. Ma anche se si limitassero ad un caso solo, il sindacato non dovrebbe esitare un attimo nel decidere da che parte schierarsi.
Se il triangolo dell'ambiguità ha potuto finora trovare quasi sempre un sofferto equilibrio di convivenza pacifica, oggi il sindacato non può più permettersi pericolosi silenzi e colpevoli immobilismi.
Da membro della segreteria della FLC CGIL della mia provincia, che in tutti questi mesi ha taciuto e non denunciato il documento del Rismo anche al proprio interno (solo due persone ne erano a conoscenza, il vecchio e la nuova segretaria), ho proposto più volte di prendere posizione e smentire quanto in quel documento viene sostenuto, anche senza fare esplicito riferimento ad esso, consegnando ai collegi i nostri punti di vista sulle questioni che quel documento affronta. Non c'è stato nulla da fare, in un modo o nell'altro non se n'è mai discusso e il direttivo non è mai arrivato a decidere in merito alla necessità o inutilità o inopportunità di una tale uscita pubblica.
Anche l'ultimo tentativo è andato male visto che mancava il numero legale, ma del resto era comprensibile visto che la riunione era prevista per il giorno prima del seminario sui dirigenti scolastici.
Ho deciso allora di mettere a disposizione di tutti quegli spunti di riflessione e di controinformazione che proponevo di far arrivare ai collegi-ghi resistenti. Si tratta di una raccolta utile di quanto prodotto in tema di resistenza in questo ultimo anno e che potrebbero far comodo. Alcune sono mie deduzioni che chiedo di verificare e correggere a chi ha competenze più di me sulle questioni normative; altre invece sono riferite a prese di posizione molto più autorevoli e quindi decisamente più attendibili.